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26.08.2010 - La proteina che può battere l'Aids un'arma custodita dalle scimmie

Uno studio Usa ha individuato in 6 aminoacidi della Trim5A l'arma in grado di debellare l'Hiv nel macaco Rhesus. Ora si punta a farmaci che ne replichino gli effetti, visto che nell'uomo lo stesso "scudo" non riesce a contrastare la fonte della sindrome da immunodeficienza acquisita.

ROMA - Esiste una proteina che nelle scimmie riesce a bloccare e debellare l'infezione da Hiv. Si chiama Trim5a e nel macaco mulatto (Rhesus) - specie diffusa in tutta l'Asia e tra le più utilizzate dalla ricerca scientifica - è in grado di distruggere il virus. L'annuncio arriva dai laboratori della Loyola University di Chicago dove l'equipe guidata da Edward M. Campbell ha concluso una ricerca sul rapporto tra la malattia e l'azione di questo particolare polipeptide.

A rendere inattivo l'Hiv, spiega lo studio pubblicato sulla versione online di Virology, sono sei degli oltre 500 aminoacidi che compongono la sequenza molecolare della Trim5a. Le proteine in questione prima bloccano il virus, poi passano al contrattacco con un'azione di gruppo e distruggono l'Hiv. La scommessa della ricerca ora si sposta su un altro obiettivo. Nell'uomo, infatti, la Trim5a non ha la stessa potenza difensiva e tra i virus che riesce a contrastare non c'è quello che provoca la sindrome da immunodeficienza acquisita. Perché? La differenza con la Trim5a delle scimmie dipende da una mutazione della struttura molecolare?

Campbell e la sua équipe cercheranno le risposte proseguendo sulla strada della mappatura genetica della proteina nella speranza di scoprire la "combinazione" che rende così forti i 6 aminoacidi individuati (grazie a un microscopio da 225mila dollari). Lo scopo finale è rendere la Trim5a più efficace e arrivare a farmaci che, replicandone l'azione che ha nelle scimmie, siano in grado di bloccare o sconfiggere la malattia anche nell'uomo.

Non è la prima volta che la Trim5a è oggetto di una sperimentazione scientifica. Già nel 2004 altri ricercatori avevano osservato che proteggeva le scimmie Rhesus dall'Hiv. Il passo avanti è nell'individuazione degli aminoacidi che svuolgono il ruolo primario nell'effetto difensivo contro il virus. ''Si tratta di studi molto interessanti - commenta Giorgio Palù, presidente vicario della Società italiana di Virologia - che ci aiutano a capire perché le scimmie, pur essendo infettate dall'Hiv, non si ammalano come accade agli uomini. Identificare gli aminoacidi che differenziano l'uomo dall'animale potrebbe aprire le porte a nuove cure come un'immunizzazione cellulare o una terapia genica che utilizzi staminali sane per stimolare un'immunità naturale''.

Fonte: Repubblica



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