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24.03.2008 - Il flop del vaccino anti-Aids «Chi lo prende rischia di più»

Due decenni di studi, spesi 500 milioni di dollari l' anno Il genetista Desrosiers: oggi non abbiamo la minima idea di come mettere a punto un vaccino efficace

Un flop da diversi milioni di dollari. Se si considera che solo quest' anno i fondi pubblici americani dedicati alla ricerca contro l' Aids sono stati quasi 500 milioni (circa 350 milioni di euro). E sono quasi 20 anni che somme a sei zeri, via via cresciute, sono state erogate dal governo federale. «Un flop paragonabile al disastro dello shuttle Challenger per la Nasa», dice l' immunologo Robert Gallo, co-scopritore (insieme al francese Luc Montagnier) del virus dell' Aids, che guida l' Istituto di virologia umana di Baltimora. Un flop con implicazioni non da poco per le future strategie mondiali (che poi sono quelle statunitensi) anti-Aids. Con implicazioni anche politiche, visto che George Bush ha investito anche di suo in questa sfida. Il flop riguarderebbe i risultati parziali, ma chiaramente negativi, delle prime due sperimentazioni di vaccini anti-Hiv. Test in fase conclusiva. Quasi vent' anni di ricerche che rischiano di andare in fumo. O, comunque, tali da allertare chi da anni studia questa malattia con «vantaggi» non indifferenti per i laboratori impegnati. Due esperimenti che addirittura lasciano a bocca aperta gli scienziati: «E' accaduto il contrario di quanto previsto - dicono al quotidiano americano Washington Post i virologi dell' università di Harvard a Boston - chi è stato vaccinato rischia due volte di più di infettarsi di chi ha ricevuto il placebo». I risultati sono stati presentati lo scorso settembre. E Step e Phambili (così si chiamano le due avventure vaccinali partite sull' uomo nel 1998) hanno ricevuto un secco stop. Così come altri sette trial partiti in seguito e progettati con gli stessi crismi dei primi due. Entrambi dovevano arrivare a 3.000 volontari. Lo Step (prevalentemente destinato agli omosessuali) in Sud America, nei Caraibi e in Australia (si era appena arrivati a completare l' arruolamento); il Phambili (che in lingua Xhosa, uno degli idiomi sudafricani, significa «muoversi in avanti») in Sudafrica dove già era stato avviato su 801 persone. Solo per questi due esperimenti fermati sarebbero stati bruciati 35-40 milioni di dollari, esclusa la ricerca. Degli altri sette test vaccinali nemmeno si parla. L' ipotesi di questo tipo di vaccino, sviluppato dal colosso farmaceutico Merck, è stata quella di agganciare su un ceppo del virus del raffreddore (l' adenovirus tipo 5) disattivato un antigene del virus dell' Aids. I vaccinati avrebbero dovuto sviluppare difese specifiche contro l' Hiv in modo da bloccarlo subito. Che cosa sarebbe successo nella realtà? Per Ronald Desrosiers, genetista molecolare di Harvard, il vaccino avrebbe sì stimolato le difese, aumentando quelle cellule deputate a distruggere i nemici. Peccato che «queste cellule sono anche il bersaglio ottimale per l' Hiv». Ecco allora che il «micidiale» virus avrebbe trovato, nei vaccinati, pane per i suoi denti. Cioè un «pascolo» addirittura più ricco. Quindi? Dice Desrosiers sconsolato: «A questo punto non sappiamo come preparare un vaccino efficace». Occorre vedere che cosa accadrà ora nei vaccinati. La stranezza è che i test sulle scimmie avevano funzionato: gli esperimenti però sono stati effettuati su pochi esemplari essendo i primati cavie molto costose. E, forse, l' Hiv scimmiesco non reagisce allo stesso modo di quello umano. La prossima settimana un vertice di scienziati esaminerà il problema. E l' Nih (gli Istituti di salute pubblica americani) di Baltimora già parla di rivedere le strategie: i 497 milioni di dollari previsti quest' anno per la ricerca sui vaccini potrebbero cambiare destinazione. Nel mondo si stanno portando avanti almeno altre 30 sperimentazioni con vaccini, uno italiano, alcuni impostati in modo diverso da quelli statunitensi. Quanto accaduto, però, offre osservazioni interessanti. Questo è, per esempio, il parere dei ricercatori della Merck. Ed è anche il parere di Anthony Fauci, capo dell' Istituto per le malattie infettive dell' Nih: «Bisogna continuare nei test, facendo ovviamente tesoro di quanto emerso da Step e Phambili». Un vaccino che contiene la proteina Env induce i linfociti B a produrre anticorpi, ma a contatto con il virus isolato dal sangue perde efficacia *** La scheda *** I vaccini Sono due le sperimentazioni di vaccini anti-Aids arrivate alla cosiddetta fase 3, quella condotta su molti soggetti *** Gli studi Quelli su vasta scala sono due. Il primo in Thailandia (2.500 soggetti), il secondo in Usa, Canada, Portorico e Olanda (4.500) *** Il sistema Si basa sull' inoculazione di porzioni della proteina Gp120 nell' involucro del virus. Previste 7 iniezioni in 3 anni *** I risultati Non sono buoni. In uno dei due esperimenti, chi è stato vaccinato rischia due volte di più di infettarsi di chi ha ricevuto il placebo *** Gli altri tentativi *** «Cocktail» di proteine *** Tra Usa, Francia e Uganda si sperimenta sull' uomo un vaccino con porzioni di diverse proteine, compresa la Gp120 *** La «Env» e gli anticorpi *** Il vaccino ricombinante *** È a base di virus del vaiolo dei canarini: stimola la produzione di anticorpi e linfociti predisponendoli a uccidere cellule infettate *** La strada italiana *** Primo vaccino efficace sulle scimmie: usa la proteina Tat, che fa reagire il sistema immunitario

Pappagallo Mario
Pagina 19
(22 marzo 2008) - Corriere della Sera




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