|
18.03.2009 - Il Papa: l'AIDS non si combatte con i preservativi
Un coro di critiche, accompagnate da una valanga di dati sulla diffusione del virus Hiv, da società civile, Ong e scienziati, e un silenzio quasi totale dal mondo politico hanno accolto le parole del Papa sul no all'uso dei preservativi nella lotta all'Aids.
"Non servono anzi aumentano i problemi", ha detto Ratzinger mentre volava verso il Camerun, prima tappa della sua visita in Africa, continente in cui vive il 67% dei sieropositivi dell'intero pianeta. Parole che in un istante demoliscono anni di campagne di informazione e sensibilizzazione messe in atto dall'Onu, dalle associazioni gay e dalle Ong che lavorano a stretto contatto con i sieropositivi e che oggi tornano a ripetere il loro monito: il preservativo è "fondamentale" nella lotta all'Aids, "é un'arma decisiva". Tace, tranne qualche eccezione, la politica. Nessuna reazione arriva infatti da Pd, Pdl e altre forze parlamentari, mentre interviene - solitario - il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero: "Nessuno vuole negare al Vaticano di proporre la propria concezione della sessualità - dichiara - ma la tutela della salute delle persone e la lotta all'Aids impone la prevenzione e quindi la distribuzione di preservativi".
I radicali parlano di "falsità antiscientifica" e lanciano un appello proprio a quella classe dirigente rimasta in silenzio: "dimostri coraggio, coerenza e serietà smentendo quelle frasi che alimentano l'ignoranza e la diffusione dell'Aids". Appello finora inascoltato. Tocca quindi alla società civile prendersi la responsabilità di condannare il "grave errore" del pontefice e la "cattiva informazione" contenuta nelle sue dichiarazioni. "Siamo alla complicità consapevole di contribuire al diffondersi di una patologia che proprio in Africa assume i tratti di vera e propria pandemia", afferma il presidente dell'Arcigay, Aurelio Mancuso, mentre "il comportamento umano morale e corretto evocato dal papa ha per ora solamente contribuito ad aggravare la disastrosa situazione africana". Franco Grillini, presidente di Gaynet, parla di "responsabilità non solo morale, ma anche diretta, della chiesa cattolica nella mancata prevenzione alla diffusione dell'Hiv", mentre Actionaid cita i dati dell'Unaids (33 milioni di persone infettate nel mondo, di cui 22 nell'Africa sub-sahariana) e ricorda che il preservativo resta "un'arma decisiva per la prevenzione". Anche il mondo scientifico si preoccupa di confutare la tesi del papa e cioé che i preservativi "aumentano i problemi". "Penso che il Papa sia stato informato da cattivi consiglieri - dichiara l'immunologo Ferdinando Aiuti da sempre impegnato nella ricerca e nella lotta a questa malattia -: la scienza ha dimostrato che i preservativi sono un'arma fondamentale contro l'Aids e tutte le malattie sessualmente trasmesse".
Fuori dal coro la World Women's Alliance for Life & Family (Wwalf) che il 20 e 21 marzo terrà in Vaticano la Prima Conferenza Internazionale su donna e diritti umani: considerare l'uso del preservativo come la panacea nella lotta all'Aids "denota o ignoranza o malafede", afferma la presidente Olimpia Tarzia, mettendo in guarda da "un inganno che induce, particolarmente le giovani generazioni, a una falsa sicurezza, esponendoli maggiormente al rischio".
(di Laurence Figà-Talamanca)
Fonte: Ansa
|
|